All’interno di una stanza senza finestre nella vasta struttura di SpaceX a Boca Chica, in Florida, un team dedicato sta progettando come potrebbe essere la vita su Marte. Su ordine di Elon Musk, hanno delineato piani su dove gli esseri umani potrebbero vivere, cosa potrebbero mangiare e come potrebbero vestirsi per evitare di morire immediatamente a causa delle radiazioni del pianeta rosso.

Musk ha sempre considerato la colonizzazione di Marte come la sua missione principale, convinto che sia essenziale per la sopravvivenza dell’umanità. Ma anche lui potrebbe domandarsi se non sarebbe più semplice risolvere i problemi del nostro pianeta piuttosto che conquistarne un altro.

Nel frattempo, questa settimana sulla Terra, i dirigenti del calcio italiano hanno espresso il desiderio di organizzare partite ufficiali della Serie A negli Stati Uniti entro i prossimi tre anni. “Sì, ci piacerebbe farlo,” ha dichiarato Michele Ciccarese, direttore commerciale e marketing della Lega, parlando ai giornalisti a New York. “Forse già in uno o due anni, se arriveranno le approvazioni.”

L’idea non è nuova. Da oltre vent’anni diversi campionati europei sognano di portare gare ufficiali all’estero, in particolare negli Stati Uniti. La Premier League ha proposto nel 2008 l’aggiunta di una “39a giornata” da giocare fuori dal Regno Unito, ma il progetto è stato accantonato dopo la dura opposizione dei tifosi. Tuttavia, l’idea continua a emergere periodicamente.

Altri campionati sono stati più audaci. La Liga ha tentato di organizzare partite negli Stati Uniti nel 2018 e nel 2019, con il presidente Javier Tebas che rimane favorevole all’iniziativa, in attesa dell’approvazione della FIFA.

Anche la Serie A ha testato il terreno, organizzando la Supercoppa Italiana in Arabia Saudita. Inoltre, una recente causa legale tra Relevant Sports e la U.S. Soccer Federation potrebbe aprire la strada a partite di campionato negli Stati Uniti.

FIFA, da sempre contraria a disputare partite ufficiali all’estero, sta rivedendo la sua posizione. Il momento sembra maturo per un cambiamento, e la corsa a chi riuscirà per primo a portare un campionato europeo negli USA è già iniziata.

Ma ne vale davvero la pena?

La principale obiezione riguarda l’integrità del campionato. Trasferire una giornata di Serie A negli Stati Uniti significherebbe alterare l’equilibrio del torneo, con alcune squadre che disputerebbero meno partite in casa. Inoltre, il rischio di alienare i tifosi italiani è reale. “Non puoi spostare un derby di Milano in America, sarebbe una mancanza di rispetto verso i tifosi locali,” ha ammesso Ciccarese.

Tuttavia, le partite più appetibili sono proprio quelle tra le grandi squadre. Un Lecce-Empoli a Los Angeles difficilmente attirerebbe nuovi tifosi.

C’è poi la questione della Major League Soccer, che potrebbe sentirsi minacciata dall’invasione di squadre europee sul suo territorio. FIFA, che dovrebbe proteggere i mercati emergenti, sembra aver abbandonato questa battaglia.

Infine, resta il problema della Premier League, che domina il panorama economico calcistico globale. Anche se la Serie A portasse le sue partite negli Stati Uniti, i guadagni non sarebbero sufficienti a colmare il divario con il campionato inglese.

Per rilanciare il calcio italiano servono investimenti in infrastrutture, nuovi stadi e un maggiore coinvolgimento dei tifosi locali. Il successo non dipende solo dai diritti televisivi, ma anche dall’innovazione e dalla capacità di attrarre le nuove generazioni attraverso social media e contenuti digitali accattivanti.

Ecco perché, alla fine, sembra sempre più facile inseguire un sogno lontano che affrontare i problemi reali del presente.

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