Rinaldo Morelli

Pressing, intensità e Donnarumma: il PSG doma il Liverpool e passa ai quarti

Passa il Paris Saint-Germain, ma il Liverpool esce dalla Champions League con la consapevolezza di aver giocato una partita di altissimo livello, in una sfida che ha incarnato tutta l’intensità e la qualità della massima competizione europea. L’equilibrio tra andata e ritorno ha reso questa doppia sfida un manifesto del calcio moderno: ritmo forsennato, transizioni rapide e una dose di spettacolarità che ha reso il confronto memorabile. Alla fine, a fare la differenza sono stati i dettagli: il PSG ha saputo capitalizzare al meglio il proprio momento, mentre il Liverpool ha pagato la propria imprecisione e, soprattutto, l’eroica prestazione di Gianluigi Donnarumma.

La partita è iniziata con le stesse formazioni della gara d’andata, un segnale della fiducia di entrambi gli allenatori nel piano tattico impostato. Il Liverpool si è schierato con il suo consolidato 4-2-3-1, affidandosi a Salah, Szoboszlai e Diaz dietro Jota, sostenuti dalla coppia di centrocampo formata da Gravenberch e Mac Allister. La linea difensiva, con Van Dijk e Konaté al centro, Robertson e Alexander-Arnold sulle fasce, e Alisson tra i pali, ha confermato l’identità della squadra. Il PSG ha risposto con il 4-3-3, con Donnarumma in porta, Hakimi e Mendes terzini, Marquinhos e Pacho centrali. A centrocampo Vitinha, Neves e Ruiz hanno fornito equilibrio e copertura, mentre in avanti l’intercambiabilità di Dembélé, Barcola e Kvaratskhelia ha rappresentato la principale arma offensiva dei francesi.

I primi minuti sono stati un assalto furioso del Liverpool, che ha spinto il PSG dentro la propria area. Salah, apparso molto più attivo rispetto all’andata, ha costretto Mendes a un salvataggio in extremis e poco dopo ha sfiorato il gol con un sinistro a giro. Ma proprio nel momento migliore dei Reds, è stato il PSG a trovare il vantaggio con una giocata di grande qualità: Mendes ha trovato un filtrante che ha tagliato fuori sette avversari, Barcola ha servito Dembélé, e l’esterno francese ha approfittato di una respinta corta di Konaté per battere Alisson. Era il dodicesimo minuto e l’1-0 parziale riequilibrava la doppia sfida.

Il Liverpool ha provato a reagire, ma si è trovato davanti un Donnarumma in serata di grazia. Il portiere italiano ha respinto un tiro di Konaté con una parata plastica, mentre dall’altra parte Alisson ha dovuto chiudere su Barcola, lanciato in porta da Kvaratskhelia. Se il primo tempo è stato caratterizzato da un’intensità incredibile, con una qualità di palleggio eccezionale in spazi stretti, nella ripresa il Liverpool ha aumentato la pressione, costringendo il PSG a difendersi con ordine. La squadra di Slot ha prodotto più occasioni, ma ha visto annullarsi un gol di Szoboszlai per fuorigioco e ha colpito il palo con Quansah, ancora una volta in offside.

Dal punto di vista statistico, i numeri confermano il dominio del Liverpool: nei tempi regolamentari i Reds hanno chiuso con un xG complessivo di 1.56 contro lo 0.13 del PSG nella ripresa, con 18 tiri totali contro i 3 degli avversari, 22 tocchi in area contro 4 e un possesso palla che è cresciuto fino al 53%. Tuttavia, ogni tentativo si è infranto su Donnarumma, che ha effettuato almeno tre parate decisive negli ultimi venti minuti. Il PSG ha provato a resistere con le transizioni, ma ha sofferto la pressione avversaria, riuscendo a creare pericoli solo nel finale con Kvaratskhelia e Dembélé.

Nei supplementari, l’inerzia del match ha continuato a favorire il Liverpool, ma il PSG ha trovato qualche occasione in più. Doue ha sfiorato il gol con una giocata individuale, mentre Alisson si è opposto a un diagonale di Dembélé. Alla lotteria dei rigori, il PSG ha dimostrato maggiore freddezza: Salah ha segnato il primo per il Liverpool, ma poi Donnarumma ha neutralizzato i tiri di Nunez e Jones, permettendo a Doue di sigillare la qualificazione. A differenza di Alisson, che ha solo sfiorato i tiri avversari, il portiere italiano ha mostrato riflessi straordinari e un’incredibile capacità di leggere le intenzioni degli avversari.

La vittoria del PSG è legittimata dalla resilienza della squadra di Luis Enrique, che ha saputo soffrire nei momenti più difficili e ha sfruttato al meglio le proprie occasioni. Tuttavia, il Liverpool può recriminare per le tante chance create e non concretizzate. Le statistiche finali raccontano di una partita dominata per lunghi tratti dai Reds (xG complessivo di 1.64 contro 1.97, 11 tiri in porta contro 4 nei supplementari), ma alla fine la differenza l’ha fatta un Donnarumma in versione eroica.

L’uscita del Liverpool rappresenta un colpo duro per le ambizioni della squadra di Slot, che ha mostrato qualità e intensità, ma è mancata nei dettagli. Per il PSG, invece, è una qualificazione che conferma la crescita del gruppo e la capacità di affrontare con maturità le difficoltà. Ai quarti di finale, la sfida più probabile sarà contro l’Aston Villa, un confronto che metterà ulteriormente alla prova la squadra di Luis Enrique. Ma se la serata di Anfield ha insegnato qualcosa, è che questo PSG è pronto a lottare fino alla fine.

Manchester City-Liverpool 0-2, i nuovi Campioni

L’Etihad Stadium è stato il teatro di una vittoria che sa di passaggio di consegne. Il Liverpool di Arne Slot ha dettato legge in casa del Manchester City con un 2-0 netto, cinico e maturo. Se la classifica non mentisse mai, i Reds sarebbero già campioni: +11 sull’Arsenal secondo, con una partita in più, e un livello di gioco che sembra aver già superato il picco degli avversari. La sensazione è che la Premier League 2024-25 abbia trovato il suo dominatore.

 

La strategia di Slot: un Liverpool fluido e verticale

Slot ha affrontato Guardiola con un piano di gioco estremamente coraggioso, quasi spavaldo: il Liverpool si è schierato in un 4-2-4 molto elastico, con Curtis Jones e Szoboszlai a fare da intermedi tra centrocampo e attacco, aprendo spazi per le discese sugli esterni di Salah e Luis Diaz. L’obiettivo era chiaro: sfruttare la fragilità del City nel difendere in transizione e attaccare in ampiezza un avversario costretto ad accorciare in avanti.

Questa scelta ha esaltato il talento di Salah, incontenibile per Gvardiol, e ha permesso a Szoboszlai di essere il centro gravitazionale della manovra offensiva. Il magiaro è stato l’elemento di raccordo tra il centrocampo e l’attacco, muovendosi con intelligenza tra le linee e mettendo costantemente in difficoltà la difesa avversaria.

Il City senza Haaland: un’idea senza mordente

Senza Erling Haaland, nemmeno in panchina, Guardiola ha provato una soluzione inedita: Phil Foden falso nueve, con De Bruyne e Marmoush a supporto. Il piano, però, non ha mai funzionato realmente. Il pressing alto del Liverpool ha tolto respiro alla costruzione del City, e senza un punto di riferimento fisso in attacco, la difesa dei Reds ha gestito con tranquillità gli attacchi avversari.

Van Dijk e Konaté hanno giganteggiato in marcatura, lasciando pochissimo spazio per inserimenti o giocate pericolose. Quando il City è riuscito a creare qualcosa, lo ha fatto soprattutto con tiri dalla distanza, un segnale di frustrazione e mancanza di soluzioni concrete.

Salah e Szoboszlai, letali nei momenti chiave

Se l’impianto di gioco del Liverpool ha messo in difficoltà il City, a fare la differenza sono stati ancora una volta gli interpreti. Il primo gol arriva al 14’: angolo di Mac Allister, sponda per Salah che calcia di sinistro, trovando una deviazione di Aké che spiazza Ederson. Un gol che ha certificato l’efficacia del Liverpool nelle palle inattive, un’arma sempre più decisiva per i Reds.

Il raddoppio, invece, è il manifesto perfetto della partita di Salah. Al 37’, l’egiziano riceve sulla fascia destra, lascia sul posto Gvardiol con un’accelerazione bruciante e serve un pallone perfetto a Szoboszlai, che con freddezza spiazza Ederson e chiude la partita già prima dell’intervallo. Una combinazione che fotografa il dominio mentale e tecnico del Liverpool nei momenti decisivi.

Il City si arrende: l’ingresso di McAtee e l’uscita di De Bruyne come simbolo della resa

Se Guardiola aveva qualche speranza di rientrare in partita, il secondo tempo l’ha spenta del tutto. L’unica vera occasione per i padroni di casa è un diagonale di Marmoush, ben parato da Alisson. Per il resto, il Liverpool ha gestito il ritmo senza mai perdere il controllo. La frustrazione del City si è palesata al 66’, quando Guardiola ha sostituito Kevin De Bruyne con James McAtee, una mossa che ha sancito la resa definitiva.

I cambi tardivi – Dias, Gundogan e Kovacic – non hanno cambiato il destino del match, perché il Liverpool ha chiuso ogni spazio e ha mostrato una compattezza da squadra ormai consapevole della propria superiorità. Anche il gol annullato a Curtis Jones per fuorigioco al 56’ non ha intaccato la gestione dei Reds, che sono arrivati al triplice fischio senza mai dare al City la possibilità di riaprire la partita.

 

Numeri e dominio: il Liverpool spietato, il City sterile

Le statistiche raccontano una storia interessante: il City ha avuto il 68% di possesso nel primo tempo e il 64% nel secondo, ha tirato di più (16 a 8) ma ha prodotto un xG totale inferiore rispetto al Liverpool (0.63 vs 0.71). Segnale evidente di una squadra che ha girato a vuoto, senza mai riuscire a essere realmente pericolosa.

Salah ha raggiunto quota 25 gol e 16 assist stagionali, numeri da Pallone d’Oro. Szoboszlai ha dominato il centrocampo, dimostrandosi l’elemento chiave di un Liverpool che ha trovato un’identità solida e vincente. L’ultima sconfitta in campionato dei Reds risale al 14 settembre: un dato che rende bene l’idea dello strapotere della squadra di Slot.

Conclusione: la Premier ha un padrone

Questa vittoria non solo affossa il City, ma certifica un Liverpool dominante, che ha le mani sulla Premier League. Il distacco sull’Arsenal è enorme e il Newcastle, prossimo avversario ad Anfield, non sembra in grado di fermare questa corsa inarrestabile.

Per Guardiola, il problema non è solo il distacco dal vertice, ma il rischio concreto di un crollo in classifica: il City è ora quarto e il Chelsea, settimo, è solo un punto dietro. L’obiettivo ora non è più il titolo, ma la qualificazione alla prossima Champions. Un cambiamento di prospettiva che racconta bene il nuovo equilibrio del calcio inglese.