Rinaldo Morelli

Maradona, Dimarco e Billing: la gincana scudetto si accende tra magia e rimpianti

Il big match del Maradona tra Napoli e Inter è stato un condensato di tensione, resilienza e rimpianti, un 1-1 che non chiude i giochi per lo scudetto ma li spalanca, con ancora undici giornate da vivere e un equilibrio che sa di gincana imprevedibile.

L’atmosfera al triplice fischio racconta due stati d’animo opposti: il Napoli respira di sollievo per aver strappato un punto con le unghie grazie al guizzo di Billing, entrato da otto minuti e alla seconda presenza in Serie A, mentre l’Inter si morde le mani per un vantaggio sciupato a dieci minuti dalla fine, quando il sogno di uno scatto a più quattro si è sgretolato. I nerazzurri restano avanti di un punto su Conte e di tre sull’Atalanta, ma il secondo tempo da incubo – zero tiri, 33% di possesso e appena 0.02 di xG – pesa come un macigno sul morale dei campioni d’Italia.

L’avvio è stato un gioco di nervi, con il pubblico del Maradona a fare da unica nota spettacolare in un primo tempo bloccato. L’Inter, che parte con il 57% di possesso e 215 passaggi completati all’87%, cerca di imporre il ritmo, mentre il Napoli si chiude basso, pronto a colpire in verticale con i 29 tocchi di Lukaku, nettamente più coinvolto rispetto agli otto di Como. Inzaghi schiera Bisseck dall’inizio per preservare Pavard come arma sulle fasce, vista l’emergenza esterni che lo lascia con i soli Dumfries e Dimarco, spremuti fino al midollo. Il ritorno di Thuram, reduce da 15 giorni di stop, è una boccata d’ossigeno, anche se il francese si limita a sponde spalle alla porta, lontanissimo dalla sua forma migliore. Conte, invece, deve fare i conti con gli infortuni di Neres e Anguissa: il suo 3-5-2 si regge sui movimenti di Raspadori accanto a Lukaku, con Spinazzola bloccato sulla linea difensiva e Politano più alto a supporto. La mossa Gilmour al posto di Anguissa porta pressing su Bastoni e ordine accanto a Lobotka, che chiuderà con una regia da Oscar.

I primi 20 minuti scorrono senza squilli – sette tiri per il Napoli contro i sei dell’Inter, ma zero grandi occasioni – fino a quando la partita si accende su un’azione confusa. Inzaghi reclama un rigore per un intervento in ritardo di McTominay su Dumfries, ma Doveri concede solo una punizione al limite. È il momento di Dimarco: il suo sinistro all’incrocio al 22’ è un gioiello che interrompe un digiuno nerazzurro su punizione diretta in campionato che durava dal 9 novembre 2022, guarda caso sempre firmato da lui. Un gol speciale in uno stadio che porta il nome di Diego, e che porta l’Inter avanti con 0.60 di xG nel primo tempo contro gli 0.30 partenopei.

Il Napoli, però, non ci sta. Conte alza il pressing e i suoi iniziano a macinare gioco: Lukaku si rende pericoloso con un sinistro al volo, Raspadori salta Martinez ma scivola sul più bello, e McTominay porta fisicità che mette in crisi la retroguardia interista. Bastoni si immola due volte, soprattutto su un intervento disperato in spaccata su Lukaku, pescato da Raspadori, e l’Inter chiude il primo tempo con 16 tocchi in area avversaria contro gli 11 del Napoli, ma senza mai affondare il colpo. Dimarco, ancora lui, sfiora lo 0-2 con un’occasione che avrebbe potuto cambiare la storia della partita.

La ripresa è un monologo azzurro. Dopo cinque minuti, Inzaghi perde Calhanoglu (contusione alla coscia) e Dimarco (contrattura ai flessori), due pilastri che lasciano l’Inter in balìa degli eventi. Pavard e Zielinski entrano in corsa, e il tecnico tenta un 4-4-2 d’emergenza che dura il tempo di un tiro di Lobotka da fuori e qualche mischia in area. Poi torna al 3-5-2, con Dumfries spostato a sinistra in una posizione inedita, ma la squadra si spegne: 93 passaggi completati al 77% e appena un tocco in area avversaria contro i 22 del Napoli. Conte, invece, spinge i suoi a testa bassa: il 67% di possesso, 12 tiri di cui otto dall’area e sette calci d’angolo testimoniano un dominio schiacciante. Martinez si salva su un destro di McTominay e sulle continue palle alte dai 34 cross partenopei, ma l’Inter non sale più. Thuram, ancora fuori condizione, lascia spazio a un Correa evanescente, e Lautaro viene annullato da Buongiorno e Rrahmani: in due, una sola mezza conclusione.

Il Napoli ci crede e Conte pesca dalla panchina: fuori Raspadori per Okafor, fuori Gilmour per Billing, un colosso che sembra messo lì per i duelli aerei ma che cambia la partita con un tocco di fino. All’87’, Bisseck sbaglia l’anticipo, Lobotka si infila e serve il danese, che batte Martinez sulla ribattuta dopo un miracolo del portiere spagnolo. È l’1-1, con 1.28 di xG per il Napoli nella ripresa contro un’Inter azzerata offensivamente. Ngonge ha l’occasione del sorpasso al 95’, ma il tiro si spegne, e il pareggio resta. Un punto che sa di vittoria per Conte, che chiude con il 62% di possesso totale, 19 tiri a 6 e il 57% di duelli vinti, e di spreco per Inzaghi, che vede sfumare un vantaggio prezioso dopo il capolavoro di Dimarco, unico difensore in Serie A con almeno quattro gol e quattro assist.

La gincana scudetto riparte da qui: il Napoli, dopo il tonfo di Como, ritrova ferocia e una panchina che porta punti, mentre l’Inter allunga il digiuno negli scontri diretti dopo Milan e Juve. Ora i partenopei inseguono con Fiorentina e Venezia all’orizzonte, mentre i nerazzurri affronteranno Monza e un altro big match con l’Atalanta a Bergamo. Tre squadre in tre punti, e un campionato che non ha ancora un padrone.