Rinaldo Morelli

Viktoria Plzen-Lazio 1-2: l’epica resistenza biancoceleste in terra ceca

A volte il calcio segue una logica spietata, altre volte si concede il lusso di scrivere storie di ribellione al destino. La Lazio di Baroni, in nove uomini contro undici, trova un incredibile successo a Plzen al 98′, in un epilogo che ricorda le imprese più rocambolesche della sua storia recente. Un colpo da ballerino di Isaksen, lui che fino a quel momento aveva sprecato occasioni in serie, chiude una partita ai limiti del surreale. Un gol propiziato dall’indomito Guendouzi, autore dell’assist, e nato da un lancio disperato di Provedel, protagonista di parate fondamentali nel finale. La Lazio vince soffrendo, sfidando i propri limiti, dopo essere stata dominata per larghi tratti del secondo tempo.

 

Primo tempo: approccio difficile, poi il vantaggio

L’inizio è stato complicato, tra le difficoltà imposte da un campo spelacchiato e il piano partita del Viktoria Plzen, schierato con un 3-4-2-1 aggressivo e tecnico. La squadra di Koubek ha cercato di mettere sotto pressione i biancocelesti con un pressing alto e movimenti fluidi tra le linee. Kalvach e Cerv hanno lavorato bene in mezzo al campo per schermare Guendouzi e Rovella, mentre Sulc e Vydra si muovevano a intermittenza per creare superiorità numerica.

Il Viktoria aveva trovato il gol con Sulc all’11′, annullato però dal VAR per fuorigioco. La Lazio, pur mostrando difficoltà nel controllo del ritmo, ha risposto con una delle poche armi realmente efficaci nella sua serata: il gioco da fermo. Su un corner battuto da Pedro al 18′, Noslin ha spizzato per Romagnoli, che sul secondo palo ha incornato il vantaggio.

Nonostante il risultato favorevole, i biancocelesti hanno mostrato fragilità nella gestione della palla, chiudendo il primo tempo con un possesso palla equilibrato (50%-50%) ma con un dato preoccupante nei duelli difensivi: la squadra di Baroni ha concesso 6 tocchi nell’area di rigore avversaria, subendo la pressione avversaria soprattutto nelle transizioni. Il Viktoria Plzen, pur non inquadrando lo specchio in questa fase, ha comunque prodotto situazioni pericolose con una percentuale di passaggi nell’ultimo terzo superiore rispetto a quella della Lazio.

 

Secondo tempo: assedio ceco, sofferenza e ribaltamenti

La ripresa ha visto un Viktoria Plzen ancora più aggressivo. Dopo un solo minuto, la Lazio ha concesso una chance clamorosa con Durosinmi, fermato prima da Marusic e poi da Provedel. Il pareggio era nell’aria e si è materializzato all’8’st: punizione di Kalvach, difesa laziale disattenta e incornata vincente di Durosinmi. Il gol ha completamente sbilanciato la partita a favore dei cechi, che hanno iniziato a spingere con costanza. Baroni ha provato a dare stabilità inserendo Lazzari per Tavares, ma la Lazio ha continuato a soffrire.

Con il Viktoria che cresceva nel possesso palla, arrivato al 62% nel secondo tempo, la Lazio ha visto ridursi le proprie opzioni offensive. Il dato sui tocchi nell’area avversaria è eloquente: solo 3 nel secondo tempo contro i 18 dei cechi, un sintomo di quanto la squadra di Baroni abbia perso campo e soluzioni. Inoltre, gli uomini di Koubek hanno prodotto un xG di 1.13 nella ripresa, nettamente superiore a quello della Lazio (0.16), segno che le occasioni più limpide sono state tutte del Viktoria.

Dopo l’ingresso di Vecino e Tchaouna per dare nuove energie, la situazione è precipitata al 77′ con l’espulsione di Rovella per gioco pericoloso, dopo revisione VAR. Ridotta in dieci, la Lazio ha iniziato a subire in maniera evidente. Al 90′, quando sembrava ormai indirizzata verso il pareggio, ha perso anche Gigot per un’entrata scomposta su Adu.

 

L’epilogo folle e il gol di Isaksen

A quel punto, con la Lazio in nove, il Viktoria Plzen ha sfiorato il gol più volte: prima con Vydra, poi con Adu, entrambi fermati da un eroico Provedel. Poi, all’ultimo respiro, è accaduto l’impensabile. Un lancio lungo di Provedel ha trovato Guendouzi in posizione avanzata, il francese ha avuto la lucidità per servire Isaksen, che con un meraviglioso sinistro a giro ha trovato il gol della vittoria al 98′. Una rete che ha mandato in estasi la panchina laziale e che ha scritto una delle pagine più incredibili della stagione biancoceleste.

 

Nostante le difficoltà, la Lazio ha trovato il successo con una prestazione di cuore più che di qualità. I numeri raccontano un match in cui il Viktoria Plzen ha imposto il proprio ritmo nel secondo tempo, creando più occasioni e alzando i propri indici offensivi, mentre la Lazio ha resistito con un Provedel decisivo e una difesa che ha saputo stringere i denti nei momenti chiave.

Il ritorno sarà una battaglia: la Lazio avrà bisogno di più lucidità, meno errori e maggiore brillantezza per evitare di soffrire di nuovo. Ma la consapevolezza di poter vincere anche in condizioni proibitive potrebbe essere la chiave per affrontare la gara di ritornoc on uno spirito diverso.

Inter-Lazio: un’analisi tattica tra caos e pragmatismo

Se non avete visto la partita, è difficile spiegare esattamente cosa sia successo in Inter-Lazio. Il 2-0 finale a favore della squadra di Simone Inzaghi non riflette il dominio biancoceleste nella prima ora di gioco, né il carattere fortuito del vantaggio nerazzurro. La vittoria dell’Inter, maturata attraverso una gestione cinica e l’adozione di soluzioni tattiche inedite, dimostra come questa squadra sappia vincere anche senza brillare.

 

Il primo tempo: la Lazio pressa, l’Inter galleggia

Baroni ha schierato una Lazio aggressiva, organizzata nel pressing alto con Tchaouna e Dia a disturbare l’impostazione nerazzurra. Asllani, lasciato solo in cabina di regia, ha sofferto la pressione avversaria, faticando a trovare linee di passaggio pulite. La Lazio ha imposto un ritmo forsennato, ma ha mostrato un tratto tipico della sua identità tattica: la frenesia nella conclusione. Dei 9 tiri tentati nel primo tempo, ben 6 sono arrivati da fuori area, una tendenza che riflette la filosofia verticale della squadra, la quale in Serie A è prima per tiri da fuori con una media di 5.6 a partita.

L’Inter, schierata con una formazione rimaneggiata, non ha trovato fluidità nella manovra e ha sofferto la velocità di Isaksen e Zaccagni sulle fasce. I nerazzurri hanno concesso 12 tocchi in area nel primo tempo, subendo le iniziative laziali senza riuscire a ribaltare l’inerzia della gara. Il possesso palla ha visto la Lazio chiudere la prima frazione al 57% contro il 43% dell’Inter, sottolineando il controllo territoriale biancoceleste. Eppure, come spesso accade nelle partite bloccate, è stato un episodio isolato a cambiare il copione.

Arnautovic e l’imponderabile

Dopo una serie di tentativi dalla distanza da parte della Lazio, l’Inter ha trovato il vantaggio con il suo primo tiro della partita. Marko Arnautovic, tra le riserve meno incisive della rosa, ha segnato un gol che definire straordinario è riduttivo: un sinistro al volo da fuori area su una respinta da calcio d’angolo. Un gesto tecnico puro, tanto inaspettato quanto efficace nel ribaltare il contesto della gara. Il boato di San Siro ha sancito il passaggio dall’assedio biancoceleste a una partita improvvisamente in controllo per l’Inter.

Va però sottolineato un elemento controverso: la posizione di De Vrij al momento del tiro di Arnautovic. L’olandese, in fuorigioco, sembrava ostruire la visuale di Mandas. Una svista arbitrale ha lasciato che il gol venisse convalidato, cambiando drasticamente l’equilibrio della gara.

La svolta tattica: Inzaghi e il 4-4-2

L’evento più sorprendente della serata è stata la scelta di Inzaghi di passare alla difesa a quattro. Un’eresia per un allenatore noto per la fedeltà incrollabile al 3-5-2, ma resa necessaria dalla situazione: con gli esterni in difficoltà e Darmian fuori per infortunio, il tecnico ha ridisegnato l’Inter specularmente alla Lazio. Pavard e Bastoni si sono allargati da terzini, mentre Zielinski ha trovato maggiore libertà creativa sulla sinistra.

Questo cambio ha avuto due effetti principali: ha limitato le progressioni di Isaksen e Zaccagni e ha concesso all’Inter una maggiore solidità in fase difensiva. Nella ripresa, la Lazio ha registrato un calo nelle occasioni create, con soli 5 tiri complessivi rispetto agli 8 del primo tempo e una diminuzione nei tocchi in area da 12 a 7. L’Inter, al contrario, ha aumentato il controllo del match, con un xG complessivo che è salito da 0.05 nel primo tempo a 0.87 nella ripresa.

Correa come se fosse il 2019

A chiudere la partita ci ha pensato un giocatore dato per disperso: Joaquín Correa. Entrato al posto di Arnautovic, l’argentino ha rispolverato la sua giocata più iconica: il dribbling a rientrare. Sul vertice sinistro dell’area, ha fintato e poi cercato di rientrare, inducendo Gigot al fallo da rigore. Un lampo di un calciatore che negli ultimi anni ha perso brillantezza, ma che per un istante ha riportato i tifosi indietro nel tempo.

Dal dischetto, Calhanoglu ha chiuso i giochi con freddezza. La Lazio ha provato a reagire, ma la riorganizzazione tattica dell’Inter ha spento le ultime velleità offensive dei biancocelesti. L’Inter ha abbassato il baricentro, concedendo solo 2 calci d’angolo nella ripresa rispetto ai 6 del primo tempo, una strategia volta a minimizzare i rischi.

Una vittoria che solleva dubbi

L’Inter si qualifica alle semifinali di Coppa Italia con una prestazione poco scintillante ma efficace. La Lazio, per larghi tratti superiore, paga l’incapacità di concretizzare la sua supremazia territoriale e una svista arbitrale pesante. La squadra di Inzaghi, nonostante la serata complicata, ha dimostrato una volta di più la capacità di vincere partite anche fuori dagli schemi abituali.

Questa vittoria, più che confermare lo strapotere dell’Inter, suggerisce che i nerazzurri sono diventati una squadra matura, in grado di adattarsi e soffrire. Tuttavia, la prestazione complessiva non è stata priva di ombre. L’esperimento della difesa a quattro ha funzionato in emergenza, ma resta una soluzione episodica? E il turnover spinto in vista del big match contro il Napoli si rivelerà una scelta vincente?

Domande che troveranno risposta nelle prossime settimane. Intanto, l’Inter avanza e si prepara a nuove sfide. Per la Lazio resta l’amarezza di una sconfitta immeritata, ma anche la consapevolezza di poter competere ad alti livelli.