Rinaldo Morelli

Inter-Lazio: un’analisi tattica tra caos e pragmatismo

Se non avete visto la partita, è difficile spiegare esattamente cosa sia successo in Inter-Lazio. Il 2-0 finale a favore della squadra di Simone Inzaghi non riflette il dominio biancoceleste nella prima ora di gioco, né il carattere fortuito del vantaggio nerazzurro. La vittoria dell’Inter, maturata attraverso una gestione cinica e l’adozione di soluzioni tattiche inedite, dimostra come questa squadra sappia vincere anche senza brillare.

 

Il primo tempo: la Lazio pressa, l’Inter galleggia

Baroni ha schierato una Lazio aggressiva, organizzata nel pressing alto con Tchaouna e Dia a disturbare l’impostazione nerazzurra. Asllani, lasciato solo in cabina di regia, ha sofferto la pressione avversaria, faticando a trovare linee di passaggio pulite. La Lazio ha imposto un ritmo forsennato, ma ha mostrato un tratto tipico della sua identità tattica: la frenesia nella conclusione. Dei 9 tiri tentati nel primo tempo, ben 6 sono arrivati da fuori area, una tendenza che riflette la filosofia verticale della squadra, la quale in Serie A è prima per tiri da fuori con una media di 5.6 a partita.

L’Inter, schierata con una formazione rimaneggiata, non ha trovato fluidità nella manovra e ha sofferto la velocità di Isaksen e Zaccagni sulle fasce. I nerazzurri hanno concesso 12 tocchi in area nel primo tempo, subendo le iniziative laziali senza riuscire a ribaltare l’inerzia della gara. Il possesso palla ha visto la Lazio chiudere la prima frazione al 57% contro il 43% dell’Inter, sottolineando il controllo territoriale biancoceleste. Eppure, come spesso accade nelle partite bloccate, è stato un episodio isolato a cambiare il copione.

Arnautovic e l’imponderabile

Dopo una serie di tentativi dalla distanza da parte della Lazio, l’Inter ha trovato il vantaggio con il suo primo tiro della partita. Marko Arnautovic, tra le riserve meno incisive della rosa, ha segnato un gol che definire straordinario è riduttivo: un sinistro al volo da fuori area su una respinta da calcio d’angolo. Un gesto tecnico puro, tanto inaspettato quanto efficace nel ribaltare il contesto della gara. Il boato di San Siro ha sancito il passaggio dall’assedio biancoceleste a una partita improvvisamente in controllo per l’Inter.

Va però sottolineato un elemento controverso: la posizione di De Vrij al momento del tiro di Arnautovic. L’olandese, in fuorigioco, sembrava ostruire la visuale di Mandas. Una svista arbitrale ha lasciato che il gol venisse convalidato, cambiando drasticamente l’equilibrio della gara.

La svolta tattica: Inzaghi e il 4-4-2

L’evento più sorprendente della serata è stata la scelta di Inzaghi di passare alla difesa a quattro. Un’eresia per un allenatore noto per la fedeltà incrollabile al 3-5-2, ma resa necessaria dalla situazione: con gli esterni in difficoltà e Darmian fuori per infortunio, il tecnico ha ridisegnato l’Inter specularmente alla Lazio. Pavard e Bastoni si sono allargati da terzini, mentre Zielinski ha trovato maggiore libertà creativa sulla sinistra.

Questo cambio ha avuto due effetti principali: ha limitato le progressioni di Isaksen e Zaccagni e ha concesso all’Inter una maggiore solidità in fase difensiva. Nella ripresa, la Lazio ha registrato un calo nelle occasioni create, con soli 5 tiri complessivi rispetto agli 8 del primo tempo e una diminuzione nei tocchi in area da 12 a 7. L’Inter, al contrario, ha aumentato il controllo del match, con un xG complessivo che è salito da 0.05 nel primo tempo a 0.87 nella ripresa.

Correa come se fosse il 2019

A chiudere la partita ci ha pensato un giocatore dato per disperso: Joaquín Correa. Entrato al posto di Arnautovic, l’argentino ha rispolverato la sua giocata più iconica: il dribbling a rientrare. Sul vertice sinistro dell’area, ha fintato e poi cercato di rientrare, inducendo Gigot al fallo da rigore. Un lampo di un calciatore che negli ultimi anni ha perso brillantezza, ma che per un istante ha riportato i tifosi indietro nel tempo.

Dal dischetto, Calhanoglu ha chiuso i giochi con freddezza. La Lazio ha provato a reagire, ma la riorganizzazione tattica dell’Inter ha spento le ultime velleità offensive dei biancocelesti. L’Inter ha abbassato il baricentro, concedendo solo 2 calci d’angolo nella ripresa rispetto ai 6 del primo tempo, una strategia volta a minimizzare i rischi.

Una vittoria che solleva dubbi

L’Inter si qualifica alle semifinali di Coppa Italia con una prestazione poco scintillante ma efficace. La Lazio, per larghi tratti superiore, paga l’incapacità di concretizzare la sua supremazia territoriale e una svista arbitrale pesante. La squadra di Inzaghi, nonostante la serata complicata, ha dimostrato una volta di più la capacità di vincere partite anche fuori dagli schemi abituali.

Questa vittoria, più che confermare lo strapotere dell’Inter, suggerisce che i nerazzurri sono diventati una squadra matura, in grado di adattarsi e soffrire. Tuttavia, la prestazione complessiva non è stata priva di ombre. L’esperimento della difesa a quattro ha funzionato in emergenza, ma resta una soluzione episodica? E il turnover spinto in vista del big match contro il Napoli si rivelerà una scelta vincente?

Domande che troveranno risposta nelle prossime settimane. Intanto, l’Inter avanza e si prepara a nuove sfide. Per la Lazio resta l’amarezza di una sconfitta immeritata, ma anche la consapevolezza di poter competere ad alti livelli.