L’Inter arriva alla sfida con la Roma in un momento complicato: reduce dalla sconfitta a Bologna e dall’eliminazione in Coppa Italia, con la vetta della classifica ora condivisa col Napoli. La Roma, invece, cavalca un momento positivo: imbattuta in campionato dal 15 dicembre, si presenta a San Siro con fiducia e l’obiettivo di dare continuità alla propria rincorsa europea.

Inzaghi schiera i suoi con il solito 3-5-2, ma sceglie una formazione rimaneggiata, complice anche qualche acciacco. Ranieri, dall’altra parte, propone un 3-4-1-2 molto dinamico, pronto a trasformarsi in 3-5-2 in fase di non possesso, con Pellegrini pronto ad abbassarsi in mediana.

L’approccio: Roma alta e aggressiva, Inter imprecisa

Fin dai primi minuti, la Roma sorprende per coraggio e organizzazione. Pur consapevoli della forza offensiva nerazzurra, i giallorossi non si abbassano: al contrario, tengono un baricentro alto, pressano il portatore di palla avversario e cercano di spezzare il ritmo nerazzurro. Inter che tiene il pallone (70% di possesso finale) ma fatica a trasformarlo in occasioni pulite.

La Roma difende compatta, con Koné straordinario nel recupero palla e Soulé pronto a trasformarsi da mezzala in quinto di destra per aiutare la linea difensiva. Quando recupera palla, la squadra di Ranieri prova a uscire rapidamente sfruttando il lavoro di sponda delle punte e gli inserimenti degli esterni.

La partita perde subito Pavard per infortunio: dentro Bisseck. Un cambio che toglie qualità in impostazione ai nerazzurri.

L’episodio che indirizza il match

Dopo un inizio equilibrato, la Roma cresce e trova il gol che decide la gara al 22′: ancora una volta da un’azione verticale costruita sulla destra. Soulé entra in area e, dopo un paio di rimpalli, raccoglie la palla per battere Sommer con freddezza. Il gol è la sintesi perfetta della strategia romanista: aggressività, capacità di ribaltare il campo e sfruttare gli errori dell’Inter.

Nei minuti successivi, la Roma sfiora più volte il raddoppio: prima con Cristante, poi con Shomurodov e infine con Angelino. L’Inter, in balia dell’avversario, fatica ad alzare i ritmi, imprecisa negli appoggi e troppo prevedibile in attacco.

Secondo tempo: pressione sterile, Roma letale nelle ripartenze

La ripresa si apre con una spinta più convinta dell’Inter, ma senza reale incisività. Svilar non deve compiere miracoli: le occasioni nitide latitano, anche perché ai nerazzurri manca profondità e l’attacco si schiaccia troppo sulla linea difensiva romanista. Gli ingressi di Dumfries, Zielinski e Correa non cambiano la sostanza.

La Roma invece continua a rendersi pericolosa in transizione. Pisilli, Dovbyk e Angelino sprecano opportunità che avrebbero potuto chiudere il match molto prima del fischio finale. La squadra di Ranieri regge difensivamente con ordine, senza mai abbassarsi troppo, confermando la crescita mentale e fisica della seconda parte di stagione.

Considerazioni finali

L’Inter paga ancora una volta la sterilità offensiva e la scarsa qualità nella gestione dei momenti chiave della partita. Nonostante il predominio territoriale, i nerazzurri producono solo 2 tiri in porta su 17 totali, a conferma di una giornata storta anche in termini di scelte e lucidità.

La Roma invece costruisce una vittoria di enorme peso specifico: solidità, coraggio, organizzazione e ripartenze velenose. Ranieri conferma di aver restituito alla squadra identità e compattezza. Con questo successo, i giallorossi si rilanciano in piena corsa Champions e interrompono la serie nera di sconfitte contro l’Inter.

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