Rinaldo Morelli

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Che allenatore serve al Milan?

Perché in Italia la figura dell’allenatore è così importante? Perché da noi suscita scandalo l’annuncio dell’addio prima della fine di una stagione?

In altri paesi capita che un tecnico dichiari conclusa la sua esperienza su una panchina ben prima della conclusione del campionato, in Serie A questa cosa è tabù. La conseguenza è il lento consumarsi del rapporto tra parole di circostanza e gran cassa mediatica, la quale danza tra il rispetto dovuto e il prurito morboso che provoca il nome del possibile sostituto.

Capita dunque che un tecnico ai saluti, Stefano Pioli, al termine di partite inutili debba barcamenarsi tra domande più o meno dirette sul futuro, affermando di non aver deciso nulla quando tutti sappiamo non sia la verità. A questo punto, consapevoli del cambio di guida tecnica, sorge una domanda: che tipo di allenatore cerca il Milan?

Dopo Roma e il Derby è iniziato il toto-allenatore, pratica probabilmente più giornalistica che reale. La speranza è che in società abbiano le idee chiare, perché un tecnico abile a fare molto con il buono ma non ottimo è una delle poche àncore di salvezza che ci sono rimaste.

I profili più disparati, dal “giochista” Fonseca all’indefinito van Bommel, dall’equilibratore Conceicao al palleggiatore Lopetegui non ci restituiscono un’idea chiara di dove si vuole andare.

Per quel che mi riguarda, la speranza è che possa arrivare un allenatore capace di fare due cose: trarre il massimo dai giocatori e costruire una fase difensiva all’altezza.

Il tema dei molti gol subiti è sempre stato un capo d’accusa nei confronti di Pioli in questa stagione. Una stagione partita sotto il cappello dell’incertezza e chiusa sotto l’ombrello protettivo da una valanga di reti al passivo. Faccio una provocazione, se Pioli avesse ancora futuro al Milan sono sicuro che guarderebbe con maggiore attenzione a questo aspetto, facendo tesoro dei difetti mostrati quest’anno.

La fase di non possesso è stato il vero danno. Una squadra sbilanciata – male – che ha segnato molti gol ma che non li ha capitalizzati. Trovare l’equilibrio è fondamentale per ambire a successi e non esporre i propri giocatori a situazioni pericolose, come accaduto in continuazione. Ma non è solo un problema di difesa.

La fase difensiva del Milan paga richieste eccessive da parte di Pioli a giocatori non adatti a svolgere quei compiti. Attaccanti sempre lasciati soli a sfidare le difese avversarie, la posizione media di Giroud spesso a centrocampo, un Loftus-Cheek utilizzato come trequartista o per meglio dire seconda punta. Questo schieramento ha inevitabilmente destabilizzato la squadra, ha costretto ad uno sforzo fisico notevole gli interpreti (pensiamo a quanti chilometri ha percorso Reijnders a caccia di avversari e con risultati modesti) e a lungo andare ha portato ad un declino delle prestazioni difensive.

Non può essere un caso che tutti i giocatori difensivi abbiano offerto prestazioni al limite della sufficienza, con la sola eccezione del Gabbia “prime”, avvolto progressivamente negli squilibri tattici di Pioli. La trasformazione da squadra di controbatto a squadra di possesso e gestione si è fermata a metà, quella offensiva.

Il prossimo tecnico dovrà mettere mano alla rosa, scegliendo i giocatori giusti per il suo sistema di gioco. Dovrà trovare il modo di istruire i calciatori a gestire ruoli precisi, dovrà dare un colpo di spugna alle invenzioni tattiche (peraltro non sue) che Pioli ha ostinatamente portato avanti nella speranza di ricalcare alcune felici intuizioni del passato.

Meno “giochisti”, meno “filosofi”, meno “laboratorio” e più pragmatismo. Attenzione, questo non vuole dire escludere profili di giovani interessanti ma chiedere a loro di riuscire a coniugare la voglia di creare calcio con la necessità di equilibrio (fisico e mentale) che la nostra rosa brama come acqua nel deserto.

Una volta scelto l’allenatore, il mercato dovrà dare le risposte necessarie. Le partenze dovranno essere mirate, con sostituti già individuati seppur probabilmente di livello inferiore, e gli acquisti dovranno concentrarsi su centrocampo e attacco.

In mediana sarà necessario rivedere l’intera costruzione della rosa, prendere un centrocampista di regia ed equilibrio, rimettere Reijnders e Loftus-Cheek nella condizione di potersi scambiare il pallone a distanze meno siderali delle attuali. In attacco il tipo di gioco influirà la scelta sul centravanti, pur avendo chiaro che le opzioni sono poche e non si dovrà sbagliare.

Non è necessario buttare tutto ma è necessario ritornare sui propri passi e prendere un allenatore che riporti concetti semplici ed equilibrio dalle parti di Milanello.

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